LA SACRA BIBBIA
LA PAROLA DI DIO NELLA CHIESA
Dalla Costituzione dogmatica
del Concilio Ecumenico Vaticano II sulla divina rivelazione
La rivelazione
Dio, il quale crea e conserva tutte le cose
per mezzo del Verbo, offre agli uomini nelle cose create una perenne
testimonianza di Sé, e inoltre, volendo aprire la via della soprannaturale
salvezza, fin dal principio manifestò
Se stesso ai progenitori. Dopo la loro caduta con la promessa della redenzione,
li risollevò nella speranza della salvezza ed ebbe assidua cura del genere
umano, per dare la vita eterna a tutti coloro i quali cercano la salvezza con
la perseveranza nella pratica del bene (cfr. Rm 2,1-7).
A suo tempo chiamò
Abramo, per fare di lui un gran Popolo, che dopo i Patriarchi ammaestrò per
mezzo di Mose e dei Profeti affinché lo conoscessero come il solo Dio vivo e
vero, Padre provvido e giusto giudice e stessero in attesa del Salvatore
promesso, preparando in tal modo lungo
i secoli la via al Vangelo. Dopo aver Iddio, a più riprese e in più modi,
parlato per mezzo dei Profeti, “alla fine nei giorni nostri, ha parlato a noi
per mezzo del Figlio”(Eb 1, l-2). Mandò infatti suo Figlio, cioè il Verbo
eterno, che illumina tutti gli uomini, affinché dimorasse tra gli uomini e ad essi
spiegasse i segreti di Dio(cfr. Gv1,1-18).
Gesù Cristo dunque, Verbo fatto carne, mandato come
uomo agli uomini «parla le parole di Dio»
(Gv 3, 34) e porta a compimento l’opera di salvezza affidatagli dal
Padre (cfr. Gv 5, 36; 17, 4). Perciò Egli, vedendo il quale si vede anche il
Padre (cfr Gv 14, 9), col fatto stesso della sua presenza e con la
manifestazione di Sé, con le parole e
con le opere, con i segni e con i miracoli e specialmente con la sua morte e la
sua risurrezione di tra i morti, e infine con l’ invio dello Spirito Santo
compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina,
che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e
risuscitarci per la vita eterna.
L'economia
cristiana, dunque, in quanto e alleanza nuova e definitiva, non passerà mai, e
non è da aspettarsi alcuna altra rivelazione pubblica prima della
manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo (cfr. 1 Tm 6, Tt 2, 13).
La Sacra Tradizione . e la Sacra Scrittura sono strettamente tra loro congiunte
e comunicanti.
Poiché ambedue
scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una
cosa sola e tendono allo stesso fine. Intatti, la Sacra Scrittura è parola di
Dio in quanto scritta per ispirazione dello Spirito di Dio; la Sacra Tradizione
poi trasmette integralmente la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e
dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché, illuminati
dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino la
espongano e la diffondano; accade così che la Chiesa attinge la certezza su
tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura. Perciò l'una e l'altra devono
essere accettate con pari sentimento di pietà e riverenza.
La Sacra Tradizione
e la Sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio
affidato alla Chiesa, e nell'adesione ad esso tutto il popolo santo, unito ai
suoi Pastori, persevera assiduamente nell'insegnamento degli Apostoli e nella
comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle orazioni (cfr. At 2, 42
gr.), in modo che, nel ritenere, praticare e professare la fede trasmessa,
concordino i Presuli e i fedeli.
L'ufficio poi
d'interpretare autenticamente la parola di Dio scritta o trasmessa è affidato
al solo Magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di
Gesù Cristo. Il quale Magistero però non è superiore alla parola di Dio ma ad
essa serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, m quanto, per divino
mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, saggiamente
custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della
fede attinge tutto ciò che propone da credere come rivelato da Dio.
È chiaro dunque
che la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per
sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti
da non potere indipendentemente sussistere, e tutti insieme, secondo il proprio
modo, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente
alla salvezza delle anime.
L'ispirazione divina e 1'interpretazione della Sacra Scrittura
Le verità
divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute ed
espresse, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo. La Santa Madre
Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia
dell'Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti
per ispirazione dello Spirito Santo (cfr. Gv 20,31; 2 Tm 3, 16; 2 Pt 1, 19-21;
3, 15-16), hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa.
Per la
composizione dei Libri Sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso
delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo Egli in essi e per loro mezzo»,
scrivessero, come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva
fossero scritte. Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi
asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, è da ritenersi anche
per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano con certezza, fedelmente
e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata
nelle Sacre Lettere.
Pertanto “ogni
Scrittura divinamente ispirata è anche utile per insegnare, per convincere per
correggere, per educare alla giustizia, affinché l’uomo di Dio sia perfetto,
addestrato a ogni opera buona” (2 Tm 3, lb-1/ gr.). Poiché Dio nella Sacra
Scrittura ha parlato per mezzo di uomini e alla maniera umana",
l'interprete della Sacra Scrittura, per capir bene ciò che Egli ha voluto
comunicarci deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi in realtà
abbiano inteso significare e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole.
Per ricavare l’intenzione degli agiografi, si deve tener conto tra l'altro, anche
dei generi letterari.
La verità infatti
viene diversamente proposta ed espressa nei testi in varia maniera storici, o
profetici, o poetici, o con altri modi di dire. È necessario dunque che
l’interprete ricerchi il senso che l’agiografo intese di esprimere ed espresse
in determinate circostanze, secondo la condizione del suo tempo e della sua
cultura, per mezzo dei generi letterari allora in uso.
Per comprendere
infatti nel loro giusto valore ciò che l'autore sacro volle asserire nello
scrivere, si deve far debita attenzione sia agli abituali e originari modi di
intendere, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a
quelli che allora erano generalmente in uso in rapporti umani.
Però, dovendo la
Sacra Scrittura esser letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito
mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei
sacri testi, si deve badare con non minore diligenza al contenuto e alla unità
di tuta la Scrittura, tenuto debito conto della viva Tradizione di tutta la
Chiesa e dell’analogia della fede.
È compito degli
esegeti contribuire secondo queste norme alla più profonda intelligenza ed
esposizione del senso della Sacra Scrittura fornendo i dati previi, dai quali
si maturi il giudizio della Chiesa. Quanto infatti, e stato qui detto sul modo
di interpretare la Scrittura, è sottoposto in ultima istanza al giudizio della
Chiesa, la quale adempie il divino mandato e ministero di conservare e
interpretare la parola di Dio.
Nella Sacra
Scrittura dunque, restando sempre intatta la verità e la Santità di Dio, si
manifesta l'ammirabile condiscendenza dell'eterna Sapienza « affinché possiamo
apprendere l'ineffabile benignità di Dio e quanto Egli, sollecito e provvido
nei riguardi della nostra natura, abbia contemperato il suo parlare ». Le
parole di Dio infatti, espresse con lingue umane, si sono fatte simili al
parlare dell’uomo, come già il Verbo dell'Eterno Padre, avendo assunto le
debolezze della umana natura, si fece simile all'uomo.
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