INTRODUZIONE
Alcune
lettere del Nuovo Testamento (come Col 4,14; Fm 23; 2Tm 4,11 ) ricordano un certo Luca, discepolo e
collaboratore dell'apostolo Paolo, che fonti cristiane antichissime e studiosi
di ogni tempo identificano con l'autore del terzo Vangelo e degli Atti degli
Apostoli.
Anzi, qualcuno vede negli
Atti la continuazione del terzo Vangelo, come se si trattasse di un'unica
opera in due volumi: opera
molto preziosa per la testimonianza
originale, destinata a un certo Teòfilo (Lc 1,3 e At 1,1 ), nel quale può
riconoscersi ogni discepolo di Gesù.
Il terzo Vangelo, la cui
data di composizione è ritenuta vicina agli anni 80 d.C., è anche il terzo “sinottico”.
Luca conosce già i primi
due racconti di Matteo e Marco, ma si premura di approfondire la ricerca
storica per completarli sia nei fatti riportati che negli insegnamenti dati da
Gesù e di esporli il più possibile nell'ordine di tempo
realmente accaduti. Così Luca attinge tanta abbondanza di notizie da lui
solo tramandateci, che quasi la metà del suo Vangelo (514 versetti su 1151) non
ha riscontro negli altri; circa un terzo dei miracoli e i tre quarti delle
parabole (18 su 24) che riporta gli sono esclusivi.
Inoltre, al seguito di san
Paolo, Luca assorbe alcune caratteristiche che trasmette nei suoi scritti, come
l'universalità della religione, la salvezza aperta ai pagani, la inesauribile misericordia divina.
CHI È LUCA?
Luca, probabile
abbreviazione di Lucano, è un siro: nella sua Storia Ecclesiastica Eusebio lo dice originario di Antiochia. Proviene dal paganesimo, secondo le
testimonianze di Ireneo.
Tertulliano, Origene, il
Prologo antimarcionita e anche di Paolo, che non
mette Luca fra coloro che vengono dalla circoncisione (Col 4, 10-14).
Secondo il Canone Muratoriano Luca non avrebbe visto e seguito Gesù sulla
terra. Epifanie poi aggiunge che non fu uno dei settantadue discepoli e S.
Gregorio che non è da identificare con l'innominato compagno di Cleofa sulla via di Emmaus.
Stando al testo di At 11,28 Luca sarebbe già cristiano, membro della comunità
antiochena, verso l'anno 40, ed è accanto a Paolo la
prima volta nel secondo viaggio missionario (verso il 50) da Troade a Filippi (At 16, 10-17).
È probabile che sia rimasto a Filippi fino al 57 per consolidare l'opera dell'apostolo.
Poi, nella primavera del 58, è di nuovo nella stessa città a fianco di Paolo e
lo accompagna nel suo viaggio di ritorno a Gerusalemme ( At 20, 5-12; 21, 1-18).
Qui forse s'incontra con
qualcuna delle donne che egli solo menziona nel suo Vangelo (Lc 8, 2-3; 24, 10) e con quei "ministri
della parola" che saranno una delle sue fonti.
Accompagna
Paolo anche nel suo avventuroso viaggio verso Roma, del quale redige un
prezioso diario (At 27, 1-28, 16); è con lui nella prima
prigionia romana (anni 61 -63: cf Fm 2,4; Col 4, 14) e poi anche nella seconda
(anni 66-67), quando gli altri abbandonarono l'appstolo
(2Tm 4, 9-11).
Anche se a Roma Luca avrà
certamente incontrato Pietro e Marco, è il contatto e l'influsso di Paolo ad
avere una parte determinante. Dopo la morte di Paolo non sappiamo più nulla
della vita di Luca.
Per i cristiani d'Oriente
Luca sarebbe medico e pittore: gli si attribuiscono numerosi quadri
raffiguranti
Ma la raffigurazione
iconografica dei quadri attribuiti a Luca non è sempre la stessa: la Madonna è
con o senza Bambino, a mezzo busto o in piedi (mosaico dell'Abside di Torcello, sec. XII) oppure seduta sul trono, circondata da
angeli.
Che Luca sia medico ne parla s. Paolo (Col.
4, 14) e
la tradizione, ne si ha alcun motivo di intendere 'medico' in senso metaforico
di 'medico delle anime '.
Nella storia Luca è preso
a patrono di molte accademie, società e corporazioni di artisti, come l'Accademia
di S. Luca in Roma, che accoglie pittori, scultori e architetti. Del resto,
anche se Luca non avesse dipinto il volto fisico di Maria, ne ha dipinto nel
Vangelo la fisionomia spirituale.
I pittori del Medio-Evo e
del Rinascimento hanno preso da Luca i loro temi preferiti. In Francia è
venerato come Patrono dei medici a Bordeaux e ad Amiens.
Le facoltà di medicina a
Beirut, Montreal e Lovanio lo hanno come loro
protettore.
Vi è incertezza sulle
regioni evangelizzate da Luca: Epifanie indica Dalmazia, Gallia,
Italia e Macedonia, Gregorio Nazianzeno parla dell'Acaia, e infine altri, come Metafraste,
citano Egitto e Tebaide.
Incertezza anche su luogo
e genere della sua morte ( Si fanno i nomi di Beozia, Acacia e Patrasso, e i più antichi scritti parlano di martirio
(Gregorio Nazianzeno e forse anche Paolino da Noia),
mentre i più recenti sembrano propendere per una morte naturale (Elias di Creta
e s. Gregorio Scolaro). La passio di s. Luca, presente
in testi copti ed etiopici ed ora anche in un testo siriaco, afferma il suo martirio sotto Nerone. Ma gli Atti
inediti di Luca sembrano confermare l'ipotesi di una morte naturale, avvenuta
probabilmente intorno agli ottant'anni di età.
Di una pretesa tomba di
Luca a Tebe parla M. Hamilton,
e Costantinopoli, Padova e Venezia sono le principali località che si appellano
ad una tradizione di traslazione del suo corpo. Per la traslazione del corpo a
Costantinopoli c'è la testimonianza di Procopio e di s. Girolamo. La basilica è
chiamata di S. Andrea e di S. Luca, perché, con le ossa dell'Evangelista,
furono traslate anche quelle dell'apostolo Andrea.
Il corpo di Luca è rimesso
in onore quando Giustiniano (527 ca.) riedifica la
chiesa degli Apostoli.
Quanto alla traslazione
avvenuta a Padova, è tradizione messa in discussione: può essere una semplice
congettura. Del resto, anche Venezia suppone per un certo tempo di possedere il
corpo del santo. Ma il 10 dicembre 1464 papa Paolo II, dopo una sentenza
emanata dai giudici delegati della S. Sede, proibisce, sotto pena di scomunica,
di porre in venerazione il presunto corpo: dalla ricognizione risulta che le
ossa sono di un giovane morto da appena due secoli.
Il calendario liturgico
celebra la tasta di s. Luca il 18 ottobre, ma non è stata sempre celebrata in
tutte le Chiese nello stesso giorno e con la medesima solennità. I calendari
romani dal IV al V sec. non ne fanno alcuna menzione.
Simbolo
di Luca è il vitello: deriva dal libro di Ezechiele (1,
10) e
dall'Apocalisse (4, 6) ed è da s. Girolamo
riferito a Luca per i primi versi del suo Vangelo: "Al tempo di Erode, vi
era un sacerdote di nome Zaccaria...
" Il vitello, animale
destinato ai sacrifici, è il simbolo del sacerdozio e Luca è spesso presentato
con le vesti di sacerdote e, a differenza degli altri evangelisti, ha il capo tonso.
“Lc”
è l'abbreviazione usata per citare passi del vangelo di Luca, seguita
dall'indicazione del capitolo e dei versetti di riferimento.
Per Luca l’iconografia si
avvale anche della tradizione che lo include nella schiera dei santi pittori, e
di qui la sua scelta a patrono di università di arti, corporazioni, compagnie,
accademie, destinate a riunire i pittori e con loro, più raramente, gli
scultori, gli architetti e alcune categorie di artigiani. Ma, oltre la professione,
la predilezione degli artisti per Luca è sollecitata dalla sua sensibilità nel
narrare gli episodi più umani della vita di Gesù e alcuni temi fondamentali
dell'arte cristiana, come l'annunciazione, la visitazione, la nascita e
l'imposizione del nome del Battista, la nascita di Gesù, l'adorazione dei
pastori, la circoncisione, t'incontro e la cena di Emmaus.
La raffigurazione propria
di Luca ha degli elementi costanti, come il libro del Vangelo recato dal santo
e il vitello che gli è vicino. Nel Medioevo anzi il santo è raffigurato di
frequente come un vitello alato che reca l'evangeliario,
modulo che permane sino ai nostri giorni per la rapida e sicura lettura.
La più antica immagine
rimastaci di Luca è a Roma
nelle catacombe dei santi Marco e Marcelliano dove con altri scrittori è presentato a lato di
Gesù in trono: indossa il pallio il cui lembo regge con una mano e presta
attenzione alle parole del Maestro (anno 340).
Ancora con Matteo, Marco e
Giovanni compare nella raffigurazione musiva dell'oratorio del Battista ed
esprime la sua presunta condizione sacerdotale (riproduzione grafica in S.
Vitale a Ravenna).
La prima celebrazione di
Luca, raffigurato senza i compagni, è nell'affresco delle catacombe di Commodilla a Roma. La bianca figura del santo, i cui
lineamenti ricordano alcune raffigurazioni dell'apostolo Pietro, risalta sul
fondo azzurro con classica monumentalità.
Interessante attributo è una breve borsa dalla quale sporgono dei ferri,
memoria dell'arte medica da lui esercitata (sec. VII). Altre volte è in
atteggiamento da filosofo.
Interessanti
raffigurazioni compariranno poi nelle miniature che illustrano i manoscritti,
specialmente gli Evangeliari. Nel
sec. XII l'immagine di Luca compare nei mosaici delle chiese normanne della
Sicilia: nelia Cappella Palatina e nella chiesa della
Martorana a Palermo, nel duomo a Cefalù,
nella cattedrale a Monreale: il linguaggio è bizantino, raffinato e lineare
nella sua astratta purezza.
Ma altre sue immagini
bizantine sono conservate in varie città d'Italia.
Poi la sua immagine
acquista umanità e drammaticità nell'affresco degli evangelisti nel transetto
della basilica superiore di Assisi (a. 1278), nelle
sculture del pulpito del Battistero di Pisa (a. 1260)
e in quello del Duomo di Siena (aa. 1266-68), nel
ciborio di S. Cecilia in Roma (a, 1293), nel pulpito del Duomo di Pisa (aa. 1302-10).
Nel 1316 un maestro di
scuola toscana ed un altro
di scuola veneziana operano all'Arca che conserva il corpo di Luca in S. Giustina a Padova, mentre
un orafo della fine del secolo esegue il
busto argenteo che conserva la reliquia del santo nella Basilica Vaticana. Però
è a Firenze che l'immagine di Luca ricorre con maggior frequenza nella scultura
e nella pittura di noti artisti.
Benché pian piano tutta l'Europa ne è piena, tanto da non essere di
facile catalogazione.
PER CHI SCRIVE
LUCA?
Il terzo Vangelo è
indirizzato all'eccellentissimo Teofilo, personaggio insigne a noi sconosciuto, ma Luca ha presente una comunità cristiana di
origine pagana e non palestinese, che continua la predilezione di Gesù per i
poveri, per i peccatori e per la vita di preghiera, ma ha bisogno di certezze
sugli avvenimenti fondamentali riguardanti la fede, anche perché i primi
testimoni stanno man mano scomparendo.
Perciò Luca fa ricerche accurate tra le memorie scritte e orali a sostegno
dell'insegnamento cristiano del suo tempo (1,
1-4). I
racconti dell'infanzia fanno pensare a notizie provenienti dall'ambiente
palestinese, non escluso il contributo della Madre di Gesù.
COSA SCRIVE
LUCA?
Secondo s. Girolamo Luca avrebbe scritto nella
regione della Beozia ed Acaia. Per lo stile è al
primo posto tra gli evangelisti: il Prologo del suo Vangelo, con quello della
Lettera agli Ebrei, è scritto nel greco più puro di tutto il Nuovo Testamento.
A volte lo stile, che imita di proposito e molto bene quello biblico dei
Settanta, è meno buono per rispetto delle fonti, di cui conserva certe
imperfezioni pur migliorandole.
La personalità dell'autore si rivela dal disegno
del suo racconto, che evidenzia una figura di Gesù affascinante, come il
Salvatore rivestito di misericordia e di dolcezza, di perdono e tenerezza,
modello dei cristiani specie nella vita di preghiera, nella povertà e
giocondità, il profeta per eccellenza che riassume in sé i tratti dei grandi
personaggi profetici dell'Antico Testamento: è un capolavoro a sé stante e
completo.
Non per nulla il nostro
poeta Dante parla di Luca come dello "scriba mansuetudinis
Christi - scrittore della mitezza di Cristo".
Il suo piano riprende le
grandi linee di Marco, con qualche variazione, trasposizione od omissione,
specialmente quando un episodio non è ritenuto interessante per un lettore
pagano. La differenza è più notevole nella grande aggiunta di Lc 9, 51 -18, 14, sezione centrale presentata
sotto forma di viaggio verso Gerusalemme, la città santa dove si deve
realizzare la salvezza: là inizia il vangelo (Lc 1, 5) e lì termina (Lc 24, 52) per poi ripartire verso il mondo intero (Lc 24, 47; At 1, 8). Perciò è un vangelo che
va letto in parallelo con quelli di Matteo e Marco, ma anche in continuità con
gli Atti degli Apostoli.
Questo il suo schema:
v
Prologo 1, 1-4
v
Nascita
di Giovami! Balista e di Gesù 1, 5-2, 52
v
Inizi
della vita pubblica 3, 1-4, 13
v
Gesù
in Galilea 4, 14-9, 50
v
Verso Gerusalemme 9, 51 -19, 27
v
Gesù
a Gerusalemme 19, 28-21, 38
v
Passione
e morte di Gesù 22, 1-23, 56
v
Risurrezione
e ascensione 24, 1-53
Nella lettura del suo
vangelo si noterà la pazienza di Dio verso i peccatori, la generosità verso i
piccoli e i poveri, ma anche la necessaria urgenza di conversione, l'esigenza
di un distacco deciso e assoluto (14, 25-34), specialmente attraverso
l'abbandono delle ricchezze (6, 34; 12, 33; 14,
12-14; 16, 9-13),
la necessità della preghiera (11, 5-8; 18, 1-8) sull'esempio che ne ha
dato Gesù (3, 21 ; 5,
16; 6, 12; 9, 28),
la necessità di porre lo Spirito Santo in primo piano nella propria vita come
lo è stato in quella di Gesù, per entrare in quell'atmosfera
di riconoscenza e gioia spirituale che avvolge tutto il terzo vangelo.