Sapienza - Capitolo 1
[1]Amate la giustizia, voi che
governate sulla terra,
rettamente pensate del Signore,
cercatelo con cuore semplice.
[2]Egli infatti si lascia trovare da
quanti non lo tentano,
si mostra a coloro che non ricusano di credere in lui.
[3]I ragionamenti tortuosi allontanano
da Dio;
l'onnipotenza, messa alla prova, caccia gli stolti.
[4]La sapienza non entra in un'anima che
opera il male
né abita in un corpo schiavo del peccato.
[5]Il santo spirito che ammaestra
rifugge dalla finzione,
se ne sta lontano dai discorsi insensati,
è cacciato al sopraggiungere dell'ingiustizia.
[6]La sapienza è uno spirito amico degli
uomini;
ma non lascerà impunito chi insulta con le labbra,
perché Dio è testimone dei suoi sentimenti
e osservatore verace del suo cuore
e ascolta le parole della sua bocca.
[7]Difatti lo spirito del Signore
riempie l'universo
e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce.
[8]Per questo non gli sfuggirà chi
proferisce cose ingiuste,
la giustizia vendicatrice non lo risparmierà.
[9]Si indagherà infatti sui propositi
dell'empio,
il suono delle sue parole giungerà fino al Signore
a condanna delle sue iniquità;
[10]poiché un orecchio geloso ascolta
ogni cosa,
perfino il sussurro delle mormorazioni
non gli resta segreto.
[11]Guardatevi pertanto da un vano
mormorare,
preservate la lingua dalla maldicenza,
perché neppure una parola segreta sarà senza effetto,
una bocca menzognera uccide l'anima.
[12]Non provocate la morte con gli
errori della vostra vita,
non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani,
[13]perché Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
[14]Egli infatti ha creato tutto per
l'esistenza;
le creature del mondo sono sane,
in esse non c'è veleno di morte,
né gli inferi regnano sulla terra,
[15]perché la giustizia è immortale.
[16]Gli empi invocano su di sé
la morte
con gesti e con parole,
ritenendola amica si consumano per essa
e con essa concludono alleanza,
perché son degni di appartenerle.
Sapienza - Capitolo 2
[1]Dicono fra loro sragionando:
«La nostra vita è breve e triste;
non c'è rimedio, quando l'uomo muore,
e non si conosce nessuno che liberi dagli inferi.
[2]Siamo nati per caso
e dopo saremo come se non fossimo stati.
E' un fumo il soffio delle nostre narici,
il pensiero è una scintilla
nel palpito del nostro cuore.
[3]Una volta spentasi questa, il corpo diventerà
cenere
e lo spirito si dissiperà come aria leggera.
[4]Il nostro nome sarà dimenticato con
il tempo
e nessuno si ricorderà delle nostre opere.
La nostra vita passerà come le tracce di una nube,
si disperderà come nebbia
scacciata dai raggi del sole
e disciolta dal calore.
[5]La nostra esistenza è il passare di
un'ombra
e non c'è ritorno alla nostra morte,
poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro.
[6]Su, godiamoci i beni presenti,
facciamo uso delle creature con ardore giovanile!
[7]Inebriamoci di vino squisito e di
profumi,
non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera,
[8]coroniamoci di boccioli di rose prima
che avvizziscano;
[9]nessuno di noi manchi alla nostra
intemperanza.
Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia
perché questo ci spetta, questa è la nostra parte.
[10]Spadroneggiamo sul giusto
povero,
non risparmiamo le vedove,
nessun riguardo per la canizie ricca d'anni del vecchio.
[11]La nostra forza sia regola della
giustizia,
perché la debolezza risulta inutile.
[12]Tendiamo insidie al giusto, perché
ci è di imbarazzo
ed è contrario alle nostre azioni;
ci rimprovera le trasgressioni della legge
e ci rinfaccia le mancanze
contro l'educazione da noi ricevuta.
[13]Proclama di possedere la conoscenza di
Dio
e si dichiara figlio del Signore.
[14]E' diventato per noi una condanna
dei nostri sentimenti;
ci è insopportabile solo al vederlo,
[15]perché la sua vita è diversa da
quella degli altri,
e del tutto diverse sono le sue strade.
[16]Moneta falsa siam da lui
considerati,
schiva le nostre abitudini come immondezze.
Proclama beata la fine dei giusti
e si vanta di aver Dio per padre.
[17]Vediamo se le sue parole sono vere;
proviamo ciò che gli accadrà alla fine.
[18]Se il giusto è figlio di Dio, egli
l'assisterà,
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
[19]Mettiamolo alla prova con insulti e
tormenti,
per conoscere la mitezza del suo carattere
e saggiare la sua rassegnazione.
[20]Condanniamolo a una morte infame,
perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà».
[21]La pensano così, ma si
sbagliano;
la loro malizia li ha accecati.
[22]Non conoscono i segreti di Dio;
non sperano salario per la santità
né credono alla ricompensa delle anime pure.
[23]Sì, Dio ha creato l'uomo per
l'immortalità;
lo fece a immagine della propria natura.
[24]Ma la morte è entrata nel mondo per
invidia del diavolo;
e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono.
Sapienza - Capitolo 3
[1]Le anime dei giusti, invece,
sono nelle mani di Dio,
nessun tormento le toccherà.
[2]Agli occhi degli stolti parve che
morissero;
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
[3]la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
[4]Anche se agli occhi degli uomini
subiscono castighi,
la loro speranza è piena di immortalità.
[5]Per una breve pena riceveranno grandi
benefici,
perché Dio li ha provati
e li ha trovati degni di sé:
[6]li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come un olocausto.
[7]Nel giorno del loro giudizio
risplenderanno;
come scintille nella stoppia, correranno qua e là.
[8]Governeranno le nazioni, avranno
potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
[9]Quanti confidano in lui
comprenderanno la verità;
coloro che gli sono fedeli
vivranno presso di lui nell'amore,
perché grazia e misericordia
sono riservate ai suoi eletti.
[10]Ma gli empi per i loro pensieri
riceveranno il castigo,
essi che han disprezzato il giusto
e si son ribellati al Signore.
[11]Chi disprezza la sapienza e la
disciplina è infelice.
Vana la loro speranza e le loro fatiche senza frutto,
inutili le opere loro.
[12]Le loro mogli sono insensate,
cattivi i loro figli,
maledetta la loro progenie.
[13]Beata la sterile non
contaminata,
la quale non ha conosciuto un letto peccaminoso;
avrà il suo frutto alla rassegna delle anime.
[14]Anche l'eunuco, la cui mano non ha
commesso iniquità
e che non ha pensato cose malvage contro il Signore,
riceverà una grazia speciale per la sua fedeltà,
una parte più desiderabile nel tempio del Signore;
[15]poiché il frutto delle opere buone è
glorioso
e imperitura la radice della saggezza.
[16]I figli di adulteri non giungeranno
a maturità;
la discendenza di un'unione illegittima sarà sterminata.
[17]Anche se avranno lunga vita, non
saran contati per niente,
e, infine, la loro vecchiaia sarà senza onore.
[18]Se poi moriranno presto, non avranno
speranza
né consolazione nel giorno del giudizio,
[19]poiché di una stirpe iniqua è
terribile il destino.
Sapienza - Capitolo 4
[1]Meglio essere senza figli e
avere la virtù,
poiché nel ricordo di questa c'è immortalità,
per il fatto che è riconosciuta da Dio e dagli uomini.
[2]Presente è imitata; assente è
desiderata;
nell'eternità trionfa, cinta di corona,
per aver vinto nella gara di combattimenti senza macchia.
[3]La discendenza numerosa degli empi
non servirà a nulla;
e dalle sue bastarde propaggini
non metterà profonde radici
né si consoliderà su una base sicura.
[4]Anche se per qualche tempo mette
gemme sui rami,
i suoi germogli precari saranno scossi dal vento
e sradicati dalla violenza delle bufere.
[5]Si spezzeranno i ramoscelli ancora
teneri;
il loro frutto sarà inutile, non maturo da mangiare,
e a nulla servirà.
[6]Infatti i figli nati da unioni
illegali
attestano la perversità dei genitori nel giudizio di essi.
[7]Il giusto, anche se muore
prematuramente, troverà riposo.
[8]Vecchiaia veneranda non è la
longevità,
né si calcola dal numero degli anni;
[9]ma la canizie per gli uomini sta
nella sapienza;
e un'età senile è una vita senza macchia.
[10]Divenuto caro a Dio, fu amato da lui
e poiché viveva fra peccatori, fu trasferito.
[11]Fu rapito, perché la malizia non ne
mutasse i sentimenti
o l'inganno non ne traviasse l'animo,
[12]poiché il fascino del vizio deturpa
anche il bene
e il turbine della passione travolge una mente
semplice.
[13]Giunto in breve alla perfezione,
ha compiuto una lunga carriera.
[14]La sua anima fu gradita al Signore;
perciò egli lo tolse in fretta da un ambiente malvagio.
I popoli vedono senza comprendere;
non riflettono nella mente a questo fatto
[15]che la grazia e la misericordia sono
per i suoi eletti
e la protezione per i suoi santi.
[16]Il giusto defunto condanna gli empi
ancora in vita;
una giovinezza, giunta in breve alla perfezione,
condanna la lunga vecchiaia dell'ingiusto.
[17]Le folle vedranno la fine del
saggio,
ma non capiranno ciò che Dio ha deciso a suo riguardo
né in vista di che cosa il Signore l'ha posto al sicuro.
[18]Vedranno e disprezzeranno,
ma il Signore li deriderà.
[19]Infine diventeranno un cadavere
spregevole,
oggetto di scherno fra i morti per sempre.
Dio infatti li precipiterà muti, a capofitto,
e li schianterà dalle fondamenta;
saranno del tutto rovinati,
si troveranno tra dolori
e il loro ricordo perirà.
[20]Si presenteranno tremanti
al rendiconto dei loro peccati;
le loro iniquità si alzeranno contro di essi
per accusarli.
Sapienza - Capitolo 5
[1]Allora il giusto starà con
grande fiducia
di fronte a quanti lo hanno oppresso
e a quanti han disprezzato le sue sofferenze.
[2]Costoro vedendolo saran presi da
terribile spavento,
saran presi da stupore per la sua salvezza inattesa.
[3]Pentiti, diranno fra di loro,
gemendo nello spirito tormentato:
[4]«Ecco colui che noi una volta abbiamo
deriso
e che stolti abbiam preso a bersaglio del nostro scherno;
giudicammo la sua vita una pazzia
e la sua morte disonorevole.
[5]Perché ora è considerato tra i figli
di Dio
e condivide la sorte dei santi?
[6]Abbiamo dunque deviato dal cammino
della verità;
la luce della giustizia non è brillata per noi,
né mai per noi si è alzato il sole.
[7]Ci siamo saziati nelle vie del male e
della perdizione;
abbiamo percorso deserti impraticabili,
ma non abbiamo conosciuto la via del Signore.
[8]Che cosa ci ha giovato la nostra
superbia?
Che cosa ci ha portato la ricchezza con la spavalderia?
[9]Tutto questo è passato come ombra
e come notizia fugace,
[10]come una nave che solca l'onda
agitata,
del cui passaggio non si può trovare traccia,
né scia della sua carena sui flutti;
[11]oppure come un uccello che vola per
l'aria
e non si trova alcun segno della sua corsa,
poiché l'aria leggera, percossa dal tocco delle penne
e divisa dall'impeto vigoroso,
è attraversata dalle ali in movimento,
ma dopo non si trova segno del suo passaggio;
[12]o come quando, scoccata una freccia
al bersaglio,
l'aria si divide e ritorna subito su se stessa
e così non si può distinguere il suo tragitto:
[13]così anche noi, appena nati, siamo
gia scomparsi,
non abbiamo avuto alcun segno di virtù da mostrare;
siamo stati consumati nella nostra malvagità».
[14]La speranza dell'empio è come pula
portata dal vento,
come schiuma leggera sospinta dalla tempesta,
come fumo dal vento è dispersa,
si dilegua come il ricordo dell'ospite di un sol giorno.
[15]I giusti al contrario
vivono per sempre,
la loro ricompensa è presso il Signore
e l'Altissimo ha cura di loro.
[16]Per questo riceveranno una magnifica
corona regale,
un bel diadema dalla mano del Signore,
perché li proteggerà con la destra,
con il braccio farà loro da scudo.
[17]Egli prenderà per armatura il suo
zelo
e armerà il creato per castigare i nemici;
[18]indosserà la giustizia come corazza
e si metterà come elmo un giudizio infallibile;
[19]prenderà come scudo una santità
inespugnabile;
[20]affilerà la sua collera inesorabile
come spada
e il mondo combatterà con lui contro gli insensati.
[21]Scoccheranno gli infallibili dardi
dei fulmini,
e come da un arco ben teso,
dalle nubi, colpiranno il bersaglio;
[22]dalla fionda saranno scagliati
chicchi di grandine colmi di sdegno.
Infurierà contro di loro l'acqua del mare
e i fiumi li sommergeranno senza pietà.
[23]Si scatenerà contro di loro un vento
impetuoso,
li disperderà come un uragano.
L'iniquità renderà deserta tutta la terra
e la malvagità rovescerà i troni dei potenti.
Sapienza - Capitolo 6
[1]Ascoltate, o re, e cercate
di comprendere;
imparate, governanti di tutta la terra.
[2]Porgete l'orecchio, voi che dominate
le moltitudini
e siete orgogliosi per il gran numero dei vostri
popoli.
[3]La vostra sovranità proviene dal
Signore;
la vostra potenza dall'Altissimo,
il quale esaminerà le vostre opere
e scruterà i vostri propositi;
[4]poiché, pur essendo ministri del suo
regno,
non avete governato rettamente,
né avete osservato la legge
né vi siete comportati secondo il volere di Dio.
[5]Con terrore e rapidamente egli si
ergerà contro di voi
poiché un giudizio severo si compie
contro coloro che stanno in alto.
[6]L'inferiore è meritevole di pietà,
ma i potenti saranno esaminati con rigore.
[7]Il Signore di tutti non si ritira
davanti a nessuno,
non ha soggezione della grandezza,
perché egli ha creato il piccolo e il grande
e si cura ugualmente di tutti.
[8]Ma sui potenti sovrasta un'indagine
rigorosa.
[9]Pertanto a voi, o sovrani, sono
dirette le mie parole,
perché impariate la sapienza e non abbiate a cadere.
[10]Chi custodisce santamente le cose
sante sarà santificato
e chi si è istruito in esse vi troverà una difesa.
[11]Desiderate, pertanto, le mie parole;
bramatele e ne riceverete istruzione.
[12]La sapienza è radiosa e
indefettibile,
facilmente è contemplata da chi l'ama
e trovata da chiunque la ricerca.
[13]Previene, per farsi conoscere,
quanti la desiderano.
[14]Chi si leva per essa di buon mattino
non faticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
[15]Riflettere su di essa è perfezione
di saggezza,
chi veglia per lei sarà presto senza affanni.
[16]Essa medesima va in cerca di quanti
sono degni di lei,
appare loro ben disposta per le strade,
va loro incontro con ogni benevolenza.
[17]Suo principio assai sincero è il
desiderio d'istruzione;
la cura dell'istruzione è amore;
[18]l'amore è osservanza delle sue
leggi;
il rispetto delle leggi è garanzia di immortalità
[19]e l'immortalità fa stare vicino a
Dio.
[20]Dunque il desiderio della sapienza
conduce al regno.
[21]Se dunque, sovrani dei popoli,
vi dilettate di troni e di scettri,
onorate la sapienza, perché possiate regnare sempre.
[22]Esporrò che cos'è la
sapienza e come essa nacque;
non vi terrò nascosti i suoi segreti.
Seguirò le sue tracce fin dall'origine,
metterò in luce la sua conoscenza,
non mi allontanerò dalla verità.
[23]Non mi accompagnerò con l'invidia
che consuma,
poiché essa non ha nulla in comune con la sapienza.
[24]L'abbondanza dei saggi è la salvezza
del mondo;
un re saggio è la salvezza di un popolo.
[25]Lasciatevi dunque ammaestrare dalle
mie parole
e ne trarrete profitto.
Sapienza - Capitolo 7
[1]Anch'io sono un uomo mortale
come tutti,
discendente del primo essere plasmato di creta.
Fui formato di carne nel seno di una madre,
[2]durante dieci mesi consolidato nel
sangue,
frutto del seme d'un uomo e del piacere compagno del sonno.
[3]Anch'io appena nato ho respirato
l'aria comune
e sono caduto su una terra uguale per tutti,
levando nel pianto uguale a tutti il mio primo grido.
[4]E fui allevato in fasce e circondato
di cure;
[5]nessun re iniziò in modo diverso
l'esistenza.
[6]Si entra nella vita e se ne esce alla
stessa maniera.
[7]Per questo pregai e mi fu
elargita la prudenza;
implorai e venne in me lo spirito della sapienza.
[8]La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto;
[9]non la paragonai neppure a una gemma
inestimabile,
perché tutto l'oro al suo confronto è un pò di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte ad essa
l'argento.
[10]L'amai più della salute e della
bellezza,
preferii il suo possesso alla stessa luce,
perché non tramonta lo splendore che ne promana.
[11]Insieme con essa mi sono venuti
tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
[12]Godetti di tutti questi beni, perché
la sapienza li guida,
ma ignoravo che di tutti essa è madre.
[13]Senza frode imparai e senza invidia
io dono,
non nascondo le sue ricchezze.
[14]Essa è un tesoro inesauribile per
gli uomini;
quanti se lo procurano si attirano l'amicizia di Dio,
sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento
[15]Mi conceda Dio di parlare
secondo conoscenza
e di pensare in modo degno dei doni ricevuti,
perché egli è guida della sapienza
e i saggi ricevono da lui orientamento.
[16]In suo potere siamo noi e le nostre
parole,
ogni intelligenza e ogni nostra abilità.
[17]Egli mi ha concesso la conoscenza
infallibile delle cose,
per comprender la struttura del mondo
e la forza degli elementi,
[18]il principio, la fine e il mezzo dei
tempi,
l'alternarsi dei solstizi e il susseguirsi delle stagioni,
[19]il ciclo degli anni e la posizione
degli astri,
[20]la natura degli animali e l'istinto
delle fiere,
i poteri degli spiriti e i ragionamenti degli uomini,
la varietà delle piante e le proprietà delle radici.
[21]Tutto ciò che è nascosto e ciò che è
palese io lo so,
poiché mi ha istruito la sapienza,
artefice di tutte le cose.
[22]In essa c'è uno spirito
intelligente, santo,
unico, molteplice, sottile,
mobile, penetrante, senza macchia,
terso, inoffensivo, amante del bene, acuto,
[23]libero, benefico, amico dell'uomo,
stabile, sicuro, senz'affanni,
onnipotente, onniveggente
e che pervade tutti gli spiriti
intelligenti, puri, sottilissimi.
[24]La sapienza è il più agile di tutti
i moti;
per la sua purezza si diffonde e penetra in ogni cosa.
[25]E' un'emanazione della potenza di
Dio,
un effluvio genuino della gloria dell'Onnipotente,
per questo nulla di contaminato in essa s'infiltra.
[26]E' un riflesso della luce perenne,
uno specchio senza macchia dell'attività di Dio
e un'immagine della sua bontà.
[27]Sebbene unica, essa può tutto;
pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova
e attraverso le età entrando nelle anime sante,
forma amici di Dio e profeti.
[28]Nulla infatti Dio ama se non chi
vive con la sapienza.
[29]Essa in realtà è più bella del sole
e supera ogni costellazione di astri;
paragonata alla luce, risulta superiore;
[30]a questa, infatti, succede la notte,
ma contro la sapienza la malvagità non può prevalere.
Sapienza - Capitolo 8
[1]Essa si estende da un confine
all'altro con forza,
governa con bontà eccellente ogni cosa.
[2]Questa ho amato e ricercato
fin dalla mia giovinezza,
ho cercato di prendermela come sposa,
mi sono innamorato della sua bellezza.
[3]Essa manifesta la sua nobiltà,
in comunione di vita con Dio,
perché il Signore dell'universo l'ha amata.
[4]Essa infatti è iniziata alla scienza
di Dio
e sceglie le opere sue.
[5]Se la ricchezza è un bene
desiderabile in vita,
quale ricchezza è più grande della sapienza,
la quale tutto produce?
[6]Se l'intelligenza opera,
chi, tra gli esseri, è più artefice di essa?
[7]Se uno ama la giustizia,
le virtù sono il frutto delle sue fatiche.
Essa insegna infatti la temperanza e la prudenza,
la giustizia e la fortezza,
delle quali nulla è più utile agli uomini nella vita.
[8]Se uno desidera anche un'esperienza
molteplice,
essa conosce le cose passate e intravede le future,
conosce le sottigliezze dei discorsi
e le soluzioni degli enigmi,
pronostica segni e portenti,
come anche le vicende dei tempi e delle epoche.
[9]Ho dunque deciso di
prenderla a compagna della mia vita,
sapendo che mi sarà consigliera di bene
e conforto nelle preoccupazioni e nel dolore.
[10]Per essa avrò gloria fra le folle
e, anche se giovane, onore presso gli anziani.
[11]Sarò trovato acuto in giudizio,
sarò ammirato di fronte ai potenti.
[12]Se tacerò, resteranno in attesa;
se parlerò, mi presteranno attenzione;
se prolungherò il discorso,
si porranno la mano sulla bocca.
[13]Per essa otterrò l'immortalità
e lascerò un ricordo eterno ai miei successori.
[14]Governerò i popoli e le nazioni mi
saranno soggette;
[15]sentendo il mio nome sovrani
terribili mi temeranno,
tra il popolo apparirò buono e in guerra coraggioso.
[16]Ritornato a casa, riposerò vicino a
lei,
perché la sua compagnia non dà amarezza,
né dolore la sua convivenza,
ma contentezza e gioia.
[17]Riflettendo su tali cose in
me stesso
e pensando in cuor mio
che nell'unione con la sapienza c'è l'immortalità
[18]e nella sua amicizia grande
godimento
e nel lavoro delle sue mani una ricchezza inesauribile
e nell'assiduità del rapporto con essa prudenza
e nella partecipazione ai suoi discorsi fama,
andavo cercando come prenderla con me.
[19]Ero un fanciullo di nobile indole,
avevo avuto in sorte un'anima buona
[20]o piuttosto, essendo buono,
ero entrato in un corpo senza macchia.
[21]Sapendo che non l'avrei altrimenti
ottenuta,
se Dio non me l'avesse concessa,
- ed era proprio dell'intelligenza
sapere da chi viene tale dono -
mi rivolsi al Signore e lo pregai,
dicendo con tutto il cuore:
Sapienza - Capitolo 9
[1]«Dio dei padri e Signore di
misericordia,
che tutto hai creato con la tua parola,
[2]che con la tua sapienza hai formato
l'uomo,
perché domini sulle creature fatte da te,
[3]e governi il mondo con santità e
giustizia
e pronunzi giudizi con animo retto,
[4]dammi la sapienza, che siede in trono
accanto a te
e non mi escludere dal numero dei tuoi figli,
[5]perché io sono tuo servo e figlio
della tua ancella,
uomo debole e di vita breve,
incapace di comprendere la giustizia e le leggi.
[6]Se anche uno fosse il più perfetto
tra gli uomini,
mancandogli la tua sapienza, sarebbe stimato un nulla.
[7]Tu mi hai prescelto come re del tuo
popolo
e giudice dei tuoi figli e delle tue figlie;
[8]mi hai detto di costruirti un tempio
sul tuo santo monte,
un altare nella città della tua dimora,
un'imitazione della tenda santa
che ti eri preparata fin da principio.
[9]Con te è la sapienza che conosce le
tue opere,
che era presente quando creavi il mondo;
essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi
e ciò che è conforme ai tuoi decreti.
[10]Inviala dai cieli santi,
mandala dal tuo trono glorioso,
perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica
e io sappia ciò che ti è gradito.
[11]Essa infatti tutto conosce e tutto
comprende,
e mi guiderà prudentemente nelle mie azioni
e mi proteggerà con la sua gloria.
[12]Così le mie opere ti saranno
gradite;
io giudicherò con equità il tuo popolo
e sarò degno del trono di mio padre.
[13]Quale uomo può conoscere il volere
di Dio?
Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?
[14]I ragionamenti dei mortali sono
timidi
e incerte le nostre riflessioni,
[15]perché un corpo corruttibile
appesantisce l'anima
e la tenda d'argilla grava la mente dai molti
pensieri.
[16]A stento ci raffiguriamo le cose
terrestri,
scopriamo con fatica quelle a portata di mano;
ma chi può rintracciare le cose del cielo?
[17]Chi ha conosciuto il tuo pensiero,
se tu non gli hai concesso la sapienza
e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto?
[18]Così furono raddrizzati i sentieri
di chi è sulla terra;
gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito;
essi furono salvati per mezzo della sapienza».
Sapienza - Capitolo 10
[1]Essa protesse il padre del
mondo, formato per primo da Dio,
quando fu creato solo;
poi lo liberò dalla sua caduta
[2]e gli diede la forza per dominare su
tutte le cose.
[3]Ma un ingiusto, allontanatosi da essa
nella sua collera
perì per il suo furore fratricida.
[4]A causa sua la terra fu sommersa,
ma la sapienza di nuovo la salvò
pilotando il giusto e per mezzo di un semplice legno.
[5]Essa, quando le genti furono confuse,
concordi soltanto nella malvagità,
riconobbe il giusto
e lo conservò davanti a Dio senza macchia
e lo mantenne forte
nonostante la sua tenerezza per il figlio.
[6]E mentre perivano gli empi, salvò un
giusto,
che fuggiva il fuoco caduto sulle cinque città.
[7]Quale testimonianza di quella gente
malvagia
esiste ancora una terra desolata, fumante
insieme con alberi che producono frutti immaturi
e a memoria di un'anima incredula,
s'innalza una colonna di sale.
[8]Allontanandosi dalla sapienza,
non solo ebbero il danno di non conoscere il bene,
ma lasciarono anche ai viventi un ricordo di insipienza,
perché le loro colpe non rimanessero occulte.
[9]Ma la sapienza liberò i suoi devoti
dalle sofferenze:
[10]essa condusse per diritti sentieri
il giusto in fuga dall'ira del fratello,
gli mostrò il regno di Dio
e gli diede la conoscenza delle cose sante;
gli diede successo nelle sue fatiche
e moltiplicò i frutti del suo lavoro.
[11]Lo assistette contro l'avarizia dei
suoi avversari
e lo fece ricco;
[12]lo custodì dai nemici,
lo protesse da chi lo insidiava,
gli assegnò la vittoria in una lotta dura,
perché sapesse che la pietà è più potente di tutto.
[13]Essa non abbandonò il giusto
venduto,
ma lo preservò dal peccato.
[14]Scese con lui nella prigione,
non lo abbandonò mentre era in catene,
finché gli procurò uno scettro regale
e potere sui propri avversari,
smascherò come mendaci i suoi accusatori
e gli diede una gloria eterna.
[15]Essa liberò un popolo santo
e una stirpe senza macchia
da una nazione di oppressori.
[16]Entro nell'anima di un servo del
Signore
e si oppose con prodigi e con segni a terribili re.
[17]Diede ai santi la ricompensa delle
loro pene,
li guidò per una strada meravigliosa,
divenne loro riparo di giorno
e luce di stelle nella notte.
[18]Fece loro attraversare il Mar Rosso,
guidandoli attraverso molte acque;
[19]sommerse invece i loro nemici
e li rigettò dal fondo dell'abisso.
[20]Per questo i giusti spogliarono gli
empi
e celebrarono, Signore, il tuo nome santo
e lodarono concordi la tua mano protettrice,
[21]perché la sapienza aveva aperto la
bocca dei muti
e aveva sciolto la lingua degli infanti.
Sapienza - Capitolo 11
[1]Essa fece riuscire le loro
imprese
per mezzo di un santo profeta:
[2]attraversarono un deserto inospitale,
fissarono le tende in terreni impraticabili,
[3]resistettero agli avversari,
respinsero i nemici.
[4]Quando ebbero sete, ti
invocarono
e fu data loro acqua da una rupe scoscesa,
rimedio contro la sete da una dura roccia.
[5]Ciò che era servito a punire i loro
nemici,
nel bisogno fu per loro un beneficio.
[6]Invece della corrente di un fiume
perenne,
sconvolto da putrido sangue
[7]in punizione di un decreto
infanticida,
tu desti loro inaspettatamente acqua abbondante,
[8]mostrando per la sete di allora,
come avevi punito i loro avversari.
[9]Difatti, messi alla prova, sebbene
puniti con misericordia,
compresero quali tormenti avevan sofferto gli empi,
giudicati nella collera,
[10]perché tu provasti gli uni come un
padre che corregge,
mentre vagliasti gli altri come un re severo che condanna.
[11]Lontani o vicini erano ugualmente
tribolati,
[12]perché un duplice dolore li colse
e un pianto per i ricordi del passato.
[13]Quando infatti seppero che dal loro
castigo
quegli altri ricevevano benefici,
sentirono la presenza del Signore;
[14]poiché colui che avevano una volta
esposto
e quindi respinto con scherni,
lo ammiravano alla fine degli eventi,
dopo aver patito una sete ben diversa da quella dei giusti.
[15]Per i ragionamenti insensati
della loro ingiustizia,
da essi ingannati, venerarono
rettili senza ragione e vili bestiole.
Tu inviasti loro in castigo
una massa di animali senza ragione,
[16]perché capissero che con quelle
stesse cose
per cui uno pecca, con esse è poi castigato.
[17]Certo, non aveva difficoltà la tua
mano onnipotente,
che aveva creato il mondo da una materia senza forma,
a mandare loro una moltitudine di orsi e leoni feroci
[18]o belve ignote, create apposta,
piene di furore,
o sbuffanti un alito infuocato
o esalanti vapori pestiferi
o folgoranti con le terribili scintille degli occhi,
[19]bestie di cui non solo l'assalto
poteva sterminarli,
ma annientarli anche l'aspetto terrificante.
[20]Anche senza questo potevan
soccombere con un soffio,
perseguitati dalla giustizia
e dispersi dallo spirito della tua potenza.
Ma tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso.
[21]Prevalere con la forza ti è
sempre possibile;
chi potrà opporsi al potere del tuo braccio?
[22]Tutto il mondo davanti a te, come
polvere sulla bilancia,
come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra.
[23]Hai compassione di tutti, perché
tutto tu puoi,
non guardi ai peccati degli uomini,
in vista del pentimento.
[24]Poiché tu ami tutte le cose
esistenti
e nulla disprezzi di quanto hai creato;
se avessi odiato qualcosa, non l'avresti neppure creata.
[25]Come potrebbe sussistere una cosa,
se tu non vuoi?
O conservarsi se tu non l'avessi chiamata all'esistenza?
[26]Tu risparmi tutte le cose,
perché tutte son tue, Signore, amante della vita,
Sapienza - Capitolo 12
[1]poiché il tuo spirito
incorruttibile è in tutte le cose.
[2]Per questo tu castighi poco alla
volta i colpevoli
e li ammonisci ricordando loro i propri peccati,
perché, rinnegata la malvagità, credano in te, Signore.
[3]Tu odiavi gli antichi
abitanti della tua terra santa,
[4]perché compivano delitti ripugnanti,
pratiche di magia e riti sacrileghi.
[5]Questi spietati uccisori dei loro
figli,
divoratori di visceri in banchetti di carne umana,
iniziati in orgiastici riti,
[6]genitori carnefici di vite indifese,
tu li hai voluti distruggere per mano dei nostri antenati,
[7]perché ricevesse una degna colonia di
figli di Dio
la regione da te stimata più di ogni altra.
[8]Ma anche con loro, perché uomini,
fosti indulgente
mandando loro le vespe come avanguardie del tuo esercito,
perché li distruggessero a poco a poco.
[9]Pur potendo in battaglia dare gli
empi in mano dei giusti,
oppure distruggerli con bestie feroci
o all'istante con un ordine inesorabile,
[10]colpendoli invece a poco a poco,
lasciavi posto al pentimento,
sebbene tu non ignorassi che la loro razza era perversa
e la loro malvagità naturale
e che la loro mentalità non sarebbe mai cambiata,
[11]perché era una stirpe maledetta fin
da principio.
Non certo per timore di alcuno
lasciavi impunite le loro colpe.
[12]E chi potrebbe domandarti: «Che hai
fatto?»,
o chi potrebbe opporsi a una tua sentenza?
Chi oserebbe accusarti
per l'eliminazione di genti da te create?
Chi si potrebbe costituire contro di te
come difensore di uomini ingiusti?
[13]Non c'è Dio fuori di te, che abbia
cura di tutte le cose,
perché tu debba difenderti
dall'accusa di giudice ingiusto.
[14]Né un re né un tiranno potrebbe
affrontarti
in difesa di quelli che hai punito.
[15]Essendo giusto, governi tutto con
giustizia.
Condannare chi non merita il castigo
lo consideri incompatibile con la tua potenza.
[16]La tua forza infatti è principio di
giustizia;
il tuo dominio universale ti rende indulgente con tutti.
[17]Mostri la forza se non si crede
nella tua onnipotenza
e reprimi l'insolenza in coloro che la conoscono.
[18]Tu, padrone della forza, giudichi con
mitezza;
ci governi con molta indulgenza,
perché il potere lo eserciti quando vuoi.
[19]Con tale modo di agire hai
insegnato al tuo popolo
che il giusto deve amare gli uomini;
inoltre hai reso i tuoi figli pieni di dolce speranza
perché tu concedi dopo i peccati
la possibilità di pentirsi.
[20]Se gente nemica dei tuoi figli e
degna di morte
tu hai punito con tanto riguardo e indulgenza,
concedendole tempo e modo
per ravvedersi dalla sua malvagità,
[21]con quanta attenzione hai castigato
i tuoi figli,
con i cui padri concludesti, giurando,
alleanze di così buone promesse?
[22]Mentre dunque ci correggi,
tu colpisci i nostri nemici in svariatissimi modi,
perché nel giudicare riflettiamo sulla tua bontà
e speriamo nella misericordia, quando siamo giudicati.
[23]Perciò quanti vissero
ingiustamente con stoltezza
tu li hai tormentati con i loro stessi abomini.
[24]Essi s'erano allontanati troppo
sulla via dell'errore,
ritenendo dei i più abietti e i più ripugnanti animali,
ingannati come bambini senza ragione.
[25]Per questo, come a fanciulli
irragionevoli,
hai mandato loro un castigo per derisione.
[26]Ma chi non si lascia correggere da
castighi di derisione,
sperimenterà un giudizio degno di Dio.
[27]Infatti, soffrendo per questi
animali, si sdegnavano,
perché puniti con gli stessi esseri che stimavano dei,
e capirono e riconobbero il vero Dio,
che prima non avevano voluto conoscere.
Per questo si abbattè su di loro il supremo dei castighi.
Sapienza - Capitolo 13
[1]Davvero stolti per natura
tutti gli uomini
che vivevano nell'ignoranza di Dio.
e dai beni visibili non riconobbero colui che è,
non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere.
[2]Ma o il fuoco o il vento o l'aria
sottile
o la volta stellata o l'acqua impetuosa
o i luminari del cielo
considerarono come dei, reggitori del mondo.
[3]Se, stupiti per la loro bellezza, li
hanno presi per dei,
pensino quanto è superiore il loro Signore,
perché li ha creati lo stesso autore della bellezza.
[4]Se sono colpiti dalla loro potenza e
attività,
pensino da ciò
quanto è più potente colui che li ha formati.
[5]Difatti dalla grandezza e bellezza
delle creature
per analogia si conosce l'
[6]Tuttavia per costoro leggero è il
rimprovero,
perché essi forse s'ingannano
nella loro ricerca di Dio e nel volere trovarlo.
[7]Occupandosi delle sue opere, compiono
indagini,
ma si lasciano sedurre dall'apparenza,
perché le cosa vedute sono tanto belle.
[8]Neppure costoro però sono scusabili,
[9]perché se tanto poterono sapere da
scrutare l'universo,
come mai non ne hanno trovato più presto il padrone?
[10]Infelici sono coloro le cui
speranze sono in cose morte
e che chiamarono dei i lavori di mani d'uomo,
oro e argento lavorati con arte,
e immagini di animali,
oppure una pietra inutile, opera di mano antica.
[11]Se insomma un abile legnaiuolo,
segato un albero maneggevole,
ne raschia con diligenza tutta la scorza
e, lavorando con abilità conveniente,
ne forma un utensile per gli usi della vita;
[12]raccolti poi gli avanzi del suo
lavoro,
li consuma per prepararsi il cibo e si sazia.
[13]Quanto avanza ancora, buono proprio
a nulla,
legno distorto e pieno di nodi,
lo prende e lo scolpisce per occupare il tempo libero;
senza impegno, per diletto, gli dà una forma,
lo fa simile a un'immagine umana
[14]oppure a quella di un vile animale.
Lo vernicia con minio, ne colora di rosso la superficie
e ricopre con la vernice ogni sua macchia;
[15]quindi, preparatagli una degna
dimora,
lo pone sul muro, fissandolo con un chiodo.
[16]Provvede perché non cada,
ben sapendo che non è in grado di aiutarsi da sé;
esso infatti è solo un'immagine e ha bisogno di aiuto.
[17]Eppure quando prega per i suoi beni,
per le sue nozze e per i figli,
non si vergogna di parlare a quell'oggetto inanimato;
per la sua salute invoca un essere debole,
[18]per la sua vita prega un morto:
per un aiuto supplica un essere inetto,
per il suo viaggio chi non può neppure camminare;
[19]per acquisti, lavoro e successo
negli affari,
chiede abilità ad uno che è il più inabile di mani.
Sapienza - Capitolo 14
[1]Anche chi si dispone a
navigare e a solcare onde selvagge
implora un legno più fragile della barca che lo porta.
[2]Questa, infatti, fu inventata dal
desiderio di guadagni
e fu costruita da una saggezza artigiana;
[3]ma la tua provvidenza, o Padre, la
guida
perché tu hai predisposto una strada anche nel mare,
un sentiero sicuro anche fra le onde,
[4]mostrando che puoi salvare da tutto,
sì che uno possa imbarcarsi anche senza esperienza.
[5]Tu non vuoi che le opere della tua
sapienza siano inutili;
per questo gli uomini affidano le loro vite
anche a un minuscolo legno
e, attraversando i flutti con una zattera, scampano.
[6]Anche in principio, mentre perivano
giganti superbi,
la speranza del mondo, rifugiatasi in una barca,
lasciò al mondo la semenza di nuove generazioni,
grazie alla tua mano che la guidava.
[7]E' benedetto il legno con cui si
compie un'opera giusta,
[8]ma maledetto l'idolo opera di mani e
chi lo ha fatto;
questi perché lo ha lavorato,
quello perché, corruttibile, è detto dio.
[9]Perché sono ugualmente in odio a Dio
l'empio e la sua empietà;
[10]l'opera e l'artefice saranno
ugualmente puniti.
[11]Perciò ci sarà un castigo anche per
gli idoli dei pagani,
perché fra le creature di Dio son divenuti un abominio,
e scandalo per le anime degli uomini,
laccio per i piedi degli stolti.
[12]L'invenzione degli idoli fu
l'inizio della prostituzione,
la loro scoperta portò la corruzione nella vita.
[13]Essi non esistevano al principio né
mai esisteranno.
[14]Entrarono nel mondo per la vanità
dell'uomo,
per questo è stata decretata per loro una rapida fine.
[15]Un padre, consumato da un lutto
prematuro,
ordinò un'immagine di quel suo figlio così presto rapito,
e onorò come un dio chi poco prima era solo un defunto
ordinò ai suoi dipendenti riti misterici e di iniziazione.
[16]Poi l'empia usanza, rafforzatasi con
il tempo,
fu osservata come una legge.
[17]Le statue si adoravano anche per
ordine dei sovrani:
i sudditi, non potendo onorarli di persona a distanza,
riprodotte con arte le sembianze lontane,
fecero un'immagine visibile del re venerato,
per adulare con zelo l'assente, quasi fosse presente.
[18]All'estensione del culto
anche presso quanti non lo conoscevano,
spinse l'ambizione dell'artista.
[19]Questi infatti, desideroso di
piacere al potente,
si sforzò con l'arte di renderne più bella l'immagine;
[20]il popolo, attratto dalla leggiadria
dell'opera,
considerò oggetto di culto
colui che poco prima onorava come uomo.
[21]Ciò divenne un'insidia ai viventi,
perché gli uomini,
vittime della disgrazia o della tirannide,
imposero a pietre o a legni un nome incomunicabile.
[22]Poi non bastò loro
sbagliare circa la conoscenza di Dio;
essi, pur vivendo in una grande guerra d'ignoranza,
danno a sì grandi mali il nome di pace.
[23]Celebrando iniziazioni infanticide o
misteri segreti,
o banchetti orgiastici di strani riti
[24]non conservano più pure né vita né
nozze
e uno uccide l'altro a tradimento
o l'affligge con l'adulterio.
[25]Tutto è una grande confusione:
sangue e omicidio, furto e inganno,
corruzione, slealtà, tumulto, spergiuro;
[26]confusione dei buoni, ingratitudine
per i favori,
corruzione di anime, perversione sessuale,
disordini matrimoniali, adulterio e dissolutezza.
[27]L'adorazione di idoli senza nome
è principio, causa e fine di ogni male.
[28]Gli idolatri infatti
o delirano nelle orge o sentenziano oracoli falsi
o vivono da iniqui o spergiurano con facilità.
[29]Ponendo fiducia in idoli inanimati
non si aspettano un castigo per avere giurato il falso.
[30]Ma, per l'uno e per l'altro motivo,
li raggiungerà la giustizia,
perché concepirono un'idea falsa di Dio,
rivolgendosi agli idoli,
e perché spergiurarono con frode,
disprezzando la santità.
[31]Infatti non la potenza di coloro per
i quali si giura,
ma il castigo dovuto ai peccatori
persegue sempre la trasgressione degli ingiusti.
Sapienza - Capitolo 15
[1]Ma tu, nostro Dio, sei buono
e fedele,
sei paziente e tutto governi secondo misericordia.
[2]Anche se pecchiamo, siamo tuoi,
conoscendo la tua potenza;
ma non peccheremo più, sapendo che ti apparteniamo.
[3]Conoscerti, infatti, è giustizia
perfetta,
conoscere la tua potenza è radice di immortalità.
[4]Non ci indusse in errore
né l'invenzione umana di un'arte perversa,
né la sterile fatica dei pittori,
immagini deturpate di vari colori,
[5]la cui vista provoca negli stolti il
desiderio,
l'anelito per una forma inanimata di un'immagine
morta.
[6]Amanti del male e degni di simili
speranze
sono coloro che fanno, desiderano e venerano gli idoli.
[7]Un vasaio, impastando con
fatica la terra molle,
plasma per il nostro uso ogni sorta di vasi.
Ma con il medesimo fango modella
e i vasi che servono per usi decenti
e quelli per usi contrari, tutti allo stesso modo;
quale debba essere l'uso di ognuno di essi
lo stabilisce il vasaio.
[8]Quindi con odiosa fatica plasma
con il medesimo fango un dio vano,
egli che, nato da poco dalla terra,
tra poco ritornerà là da dove fu tratto,
quando gli sarà richiesto l'uso fatto dell'anima sua.
[9]Ma egli non si preoccupa di morire
né di avere una vita breve;
anzi gareggia con gli orafi e con gli argentieri,
imita i lavoratori del bronzo
e ritiene un vanto plasmare cose false.
[10]Cenere è il suo cuore,
la sua speranza più vile della terra,
la sua vita più spregevole del fango,
[11]perché disconosce il suo creatore,
colui che gli inspirò un'anima attiva
e gli infuse uno spirito vitale.
[12]Ma egli considera un trastullo la
nostra vita,
l'esistenza un mercato lucroso.
Egli dice: «Da tutto, anche dal male,
si deve trarre profitto».
[13]Costui infatti più di tutti sa di
peccare,
fabbricando di materia terrestre
fragili vasi e statue.
[14]Ma sono tutti stoltissimi
e più miserabili di un'anima infantile
i nemici del tuo popolo, che lo hanno oppresso.
[15]Essi considerarono dei anche tutti
gli idoli dei pagani,
i quali non hanno né l'uso degli occhi per vedere,
né narici per aspirare aria,
né orecchie per sentire,
né dita delle mani per palpare;
e i loro piedi sono incapaci di camminare.
[16]Un uomo li ha fatti,
li ha plasmati uno che ha avuto il respiro in prestito.
Ora nessun uomo può plasmare un dio a lui simile;
[17]essendo mortale, una cosa morta
produce con empie mani.
Egli è sempre migliore degli oggetti che adora,
rispetto a essi possiede la vita, ma quelli giammai
[18]Venerano gli animali più ripugnanti,
che per stupidità
al paragone risultan peggiori degli altri;
[19]non sono tanto belli da
invogliarsene,
come capita per l'aspetto di altri animali,
e non hanno avuto la lode e la benedizione di Dio.
Sapienza - Capitolo 16
[1]Per questo furon giustamente
puniti con esseri simili
e tormentati da numerose bestiole.
[2]Invece di tale castigo, tu
beneficasti il tuo popolo;
per appagarne il forte appetito gli preparasti
un cibo di gusto squisito, le quaglie.
[3]Gli egiziani infatti, sebbene bramosi
di cibo,
disgustati dagli animali inviati contro di loro
perdettero anche il naturale appetito;
questi invece, dopo una breve privazione,
gustarono un cibo squisito.
[4]Era necessario che a quegli avversari
venisse addosso una carestia inevitabile
e che a questi si mostrasse soltanto
come erano tormentati i loro nemici.
[5]Quando infatti li assalì il
terribile furore delle bestie
e perirono per i morsi di tortuosi serpenti,
la tua collera non durò sino alla fine.
[6]Per correzione furono spaventati per
breve tempo,
avendo gia avuto un pegno di salvezza
a ricordare loro i decreti della tua legge.
[7]Infatti chi si volgeva a guardarlo
era salvato non da quel che vedeva,
ma solo da te, salvatore di tutti.
[8]Anche con ciò convincesti i nostri
nemici
che tu sei colui che libera da ogni male.
[9]Gli egiziani infatti furono uccisi
dai morsi
di cavallette e di mosche,
né si trovò un rimedio per la loro vita,
meritando di essere puniti con tali mezzi.
[10]Invece contro i tuoi figli
neppure i denti di serpenti velenosi prevalsero,
perché intervenne la tua misericordia a guarirli.
[11]Perché ricordassero le tue parole,
feriti dai morsi, erano subito guariti,
per timore che, caduti in un profondo oblio,
fossero esclusi dai tuoi benefici.
[12]Non li guarì né un'erba né un
emolliente,
ma la tua parola, o Signore, la quale tutto risana.
[13]Tu infatti hai potere sulla vita e
sulla morte;
conduci giù alle porte degli inferi e fai risalire.
[14]L'uomo può uccidere nella sua
malvagità,
ma non far tornare uno spirito gia esalato,
né liberare un'anima gia accolta negli inferi.
[15]E' impossibile sfuggire
alla tua mano:
[16]gli empi, che rifiutavano di
conoscerti,
furono colpiti con la forza del tuo braccio,
perseguitati da strane pioggie e da grandine,
da acquazzoni travolgenti, e divorati dal fuoco.
[17]E, cosa più strana, l'acqua che
tutto spegne
ravvivava sempre più il fuoco:
l'universo si fa alleato dei giusti.
[18]Talvolta la fiamma si attenuava
per non bruciare gli animali inviati contro gli empi
e per far loro comprendere a tal vista
che erano incalzati dal giudizio di Dio.
[19]Altre volte anche in mezzo all'acqua
la fiamma bruciava oltre la potenza del fuoco
per distruggere i germogli di una terra iniqua.
[20]Invece sfamasti il tuo popolo con un
cibo degli angeli,
dal cielo offristi loro un pane gia pronto senza fatica,
capace di procurare ogni delizia e soddisfare ogni gusto.
[21]Questo tuo alimento manifestava
la tua dolcezza verso i tuoi figli;
esso si adattava al gusto di chi l'inghiottiva
e si trasformava in ciò che ognuno desiderava.
[22]Neve e ghiaccio resistevano al fuoco
senza sciogliersi,
perché riconoscessero che i frutti dei nemici
il fuoco distruggeva ardendo tra la grandine
e folgoreggiando tra le piogge.
[23]Al contrario, perché si nutrissero i
giusti,
dimenticava perfino la propria virtù.
[24]La creazione infatti a te suo
creatore obbedendo,
si irrigidisce per punire gli ingiusti,
ma s'addolcisce a favore di quanti confidano in te.
[25]Per questo anche allora, adattandosi
a tutto,
serviva alla tua liberalità che tutti alimenta,
secondo il desiderio di chi era nel bisogno,
[26]perché i tuoi figli, che ami, o
Signore, capissero
che non le diverse specie di frutti nutrono l'uomo,
ma la tua parola conserva coloro che credono in te.
[27]Ciò che infatti non era stato distrutto
dal fuoco
si scioglieva appena scaldato da un breve raggio di sole,
[28]perché fosse noto che si deve
prevenire il sole
per renderti grazie
e pregarti allo spuntar della luce,
[29]poiché la speranza dell'ingrato
si scioglierà come brina invernale
e si disperderà come un'acqua inutilizzabile.
Sapienza - Capitolo 17
[1]I tuoi giudizi sono grandi e
difficili da spiegare,
per questo le anime grossolane furono tratte in errore.
[2]Gli iniqui credendo di dominare il
popolo santo,
incatenati nelle tenebre e prigionieri di una lunga notte,
chiusi nelle case,
giacevano esclusi dalla provvidenza eterna.
[3]Credendo di restar nascosti con i
loro peccati segreti,
sotto il velo opaco dell'oblio,
furono dispersi, colpiti da spavento terribile
e tutti agitati da fantasmi.
[4]Neppure il nascondiglio in cui si
trovavano
li preservò dal timore,
ma suoni spaventosi rimbombavano intorno a loro,
fantasmi lugubri dai volti tristi apparivano.
[5]Nessun fuoco, per quanto intenso
riusciva a far luce,
neppure le luci splendenti degli astri
riuscivano a rischiarare quella cupa notte.
[6]Appariva loro solo una massa di
fuoco,
improvvisa, spaventosa;
atterriti da quella fugace visione,
credevano ancora peggiori le cose viste.
[7]Fallivano i ritrovati della magia,
e la loro baldanzosa pretesa di sapienza.
[8]Promettevano di cacciare timori e
inquietudini
dall'anima malata,
e cadevano malati per uno spavento ridicolo.
[9]Anche se nulla di spaventoso li atterriva,
spaventati al passare delle bestiole
e ai sibili dei rettili,
morivano di tremore,
rifiutando persino di guardare l'aria,
a cui nessuno può sottrarsi.
[10]La malvagità condannata dalla
propria testimonianza
è qualcosa di vile
e oppressa dalla coscienza presume sempre il peggio.
[11]Il timore infatti
non è altro che rinunzia agli aiuti della ragione;
[12]quanto meno nell'intimo ci si
aspetta da essi,
tanto più grave si stima l'ignoranza
della causa che produce il tormento.
[13]Ma essi durante tale notte davvero
impotente,
uscita dai recessi impenetrabili degli inferi senza potere,
intorpiditi da un medesimo sonno,
[14]ora erano agitati da fantasmi
mostruosi,
ora paralizzati per l'abbattimento dell'anima;
poiché un terrore improvviso e inaspettato
si era riversato su di loro.
[15]Così chiunque, cadendo là dove si
trovava,
era custodito chiuso in un carcere senza serrami,
[16]fosse un agricoltore o un pastore
o un operaio impegnato in lavori in luoghi solitari,
sorpreso cadeva sotto la necessità ineluttabile,
perché tutti eran legati dalla stessa catena di tenebre.
[17]Il sibilare del vento,
il canto melodioso di uccelli tra folti rami,
il mormorio di impetuosa acqua corrente,
il cupo fragore di rocce cadenti,
[18]la corsa invisibile di animali
imbizzarriti,
le urla di crudelissime belve ruggenti,
l'eco ripercossa delle cavità dei monti,
tutto li paralizzava e li riempiva di terrore.
[19]Tutto il mondo era illuminato di
luce splendente
ed ognuno era dedito ai suoi lavori senza impedimento.
[20]Soltanto su di essi si stendeva una
notte profonda,
immagine della tenebra che li avrebbe avvolti;
ma erano a se stessi più gravosi della tenebra.
Sapienza - Capitolo 18
[1]Per i tuoi santi risplendeva
una luce vivissima;
essi invece, sentendone le voci, senza vederne l'aspetto.
li proclamavan beati, chè non avevan come loro
sofferto
[2]ed erano loro grati perché, offesi
per primi,
non facevano loro del male
e imploravano perdono d'essere stati loro nemici.
[3]Invece delle tenebre desti loro una
colonna di fuoco,
come guida in un viaggio sconosciuto
e come un sole innocuo per il glorioso emigrare.
[4]Eran degni di essere privati della
luce
e di essere imprigionati nelle tenebre
quelli che avevano tenuto chiusi in carcere i tuoi figli,
per mezzo dei quali la luce incorruttibile della legge
doveva esser concessa al mondo.
[5]Poiché essi avevan deciso di
uccidere i neonati dei santi
- e un solo bambino fu esposto e salvato -
per castigo eliminasti una moltitudine di loro figli
e li facesti perire tutti insieme nell'acqua
impetuosa.
[6]Quella notte fu preannunziata ai
nostri padri,
perché sapendo a quali promesse avevano creduto,
stessero di buon animo.
[7]Il tuo popolo si attendeva
la salvezza dei giusti come lo sterminio dei nemici.
[8]Difatti come punisti gli avversari,
così ci rendesti gloriosi, chiamandoci a te.
[9]I figli santi dei giusti offrivano
sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
i santi avrebbero partecipato ugualmente
ai beni e ai pericoli,
intonando prima i canti di lode dei padri.
[10]Faceva eco il grido confuso dei
nemici
e si diffondeva il lamento di quanti piangevano i
figli.
[11]Con la stessa pena lo schiavo
era punito insieme con il padrone,
il popolano soffriva le stesse pene del re.
[12]Tutti insieme, nello stesso modo,
ebbero innumerevoli morti,
e i vivi non bastavano a seppellirli
perché in un istante perì la loro più nobile prole.
[13]Quelli rimasti increduli a tutto per
via delle loro magie,
alla morte dei primogeniti confessarono
che questo popolo è figlio di Dio.
[14]Mentre un profondo silenzio
avvolgeva tutte le cose,
e la notte era a metà del suo corso,
[15]la tua parola onnipotente dal cielo,
dal tuo trono regale, guerriero implacabile,
si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio,
portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile.
[16]Fermatasi, riempì tutto di morte;
toccava il cielo e camminava sulla terra.
[17]Allora improvvisi fantasmi di sogni
terribili
li atterrivano;
timori impensabili piombarono su di loro.
[18]Cadendo mezzi morti qua e là,
ognuno mostrava la causa della morte.
[19]I loro sogni terrificanti li avevano
preavvisati,
perché non morissero ignorando
il motivo delle loro sofferenze.
[20]La prova della morte colpì
anche i giusti
e nel deserto ci fu strage di molti;
ma l'ira non durò a lungo,
[21]perché un uomo incensurabile si
affrettò a difenderli:
prese le armi del suo ministero,
la preghiera e il sacrificio espiatorio dell'incenso;
si oppose alla collera e mise fine alla sciagura,
mostrando che era tuo servitore.
[22]Egli superò l'ira divina non con la
forza del corpo,
né con l'efficacia delle armi;
ma con la parola placò colui che castigava,
ricordandogli i giuramenti e le alleanze dei padri.
[23]I morti eran caduti a mucchi gli uni
sugli altri,
quando egli, ergendosi lì in mezzo, arrestò l'ira
e le tagliò la strada che conduceva verso i viventi.
[24]Sulla sua veste lunga fino ai piedi
vi era tutto il mondo,
i nomi gloriosi dei padri intagliati
sui quattro ordini di pietre preziose
e la tua maestà sulla corona della sua testa.
[25]Di fronte a questo lo sterminatore
indietreggiò,
ebbe paura,
poiché un solo saggio della collera bastava.
Sapienza - Capitolo 19
[1]Sugli empi si riversò sino
alla fine
uno sdegno implacabile,
perché Dio prevedeva anche il loro futuro,
[2]che cioè, dopo aver loro permesso di
andarsene
e averli fatti in fretta partire,
cambiato proposito, li avrebbero inseguiti.
[3]Mentre infatti erano ancora occupati
nei lutti
e piangevano sulle tombe dei morti,
presero un'altra decisione insensata,
e inseguirono come fuggitivi
coloro che gia avevan pregato di partire.
[4]Li spingeva a questo punto estremo un
meritato destino,
che li gettò nell'oblio delle cose avvenute,
perché colmassero la punizione,
che ancora mancava ai loro tormenti,
[5]e mentre il tuo popolo intraprendeva
un viaggio straordinario,
essi incorressero in una morte singolare.
[6]Tutta la creazione assumeva da capo,
nel suo genere, nuova forma,
obbedendo ai tuoi comandi,
perché i tuoi figli fossero preservati sani e salvi.
[7]Si vide la nube coprire d'ombra l'accampamento,
terra asciutta apparire dove prima c'era acqua,
una strada libera aprirsi nel Mar Rosso
e una verdeggiante pianura in luogo dei flutti violenti;
[8]per essa passò tutto il tuo popolo,
i protetti della tua mano,
spettatori di prodigi stupendi.
[9]Come cavalli alla pastura,
come agnelli esultanti,
cantavano inni a te, Signore, che li avevi liberati.
[10]Ricordavano ancora i fatti del loro
esilio,
come la terra, invece di bestiame, produsse zanzare,
come il fiume, invece di pesci, riversò una massa di rane.
[11]Più tardi videro anche una nuova
produzione di uccelli,
quando, spinti dall'appetito, chiesero cibi delicati;
[12]poiché, per appagarli, salirono dal
mare le quaglie.
[13]Sui peccatori invece
caddero i castighi
non senza segni premonitori di fulmini fragorosi;
essi soffrirono giustamente per la loro malvagità,
avendo nutrito un odio tanto profondo verso lo straniero.
[14]Altri non accolsero ospiti
sconosciuti;
ma costoro ridussero schiavi ospiti benemeriti.
[15]Non solo: ci sarà per i primi un
giudizio,
perché accolsero ostilmente dei forestieri;
[16]ma quelli, dopo averli festosamente
accolti,
poi, quando gia partecipavano ai loro diritti
li oppressero con lavori durissimi.
[17]Furono perciò colpiti da cecità,
come lo furono i primi alla porta del giusto,
quando avvolti fra tenebre fitte
ognuno cercava l'ingresso della propria porta.
[18]Difatti gli elementi
scambiavano ordine fra loro,
come le note di un'arpa variano la specie del ritmo,
pur conservando sempre lo stesso tono.
E proprio questo si può dedurre
dalla attenta considerazione degli avvenimenti:
[19]animali terrestri divennero
acquatici,
quelli che nuotavano passarono sulla terra.
[20]Il fuoco rafforzò nell'acqua la sua
potenza
e l'acqua dimenticò la sua proprietà naturale di
spegnere.
[21]Le fiamme non consumavano le carni
di animali gracili, che vi camminavano dentro,
né scioglievano quella specie di cibo celeste,
simile alla brina e così facile a fondersi.
[22]In tutti i modi, o Signore,
hai magnificato
e reso glorioso il tuo popolo
e non l'hai trascurato
assistendolo in ogni tempo e in ogni luogo.